Il coniglio di Jeff Koons
Nel maggio 2019 la casa Christie’s ha battuto all’asta un’opera del valore di ben 91,1 milioni di dollari: si tratta del coniglio del famoso artista Jeff Koons, scultura diventata un simbolo iconico dell’arte dello scorso secolo.
È un’opera carica di significati e contraddizioni, simbolo della nostra società anch’essa piena di incoerenza.
L’artista statunitense, definito il re dell’arte kitsch, illustra da sempre con ironia pungente lo stile di vita americano e la sua tendenza al consumismo. Grazie a questo suo coniglietto ha riconquistato il titolo di artista vivente più pagato all’asta che gli era stato sottratto dall’inglese David Hockney. 
Il coniglietto è alto 91,4 centimetri ed è composto di acciaio inossidabile, un materiale molto caro all’artista: Koons ha scelto appositamente un materiale povero ma che ricorda quelli lussuosi (come ad esempio l’argento) per lanciare un messaggio: quello della mobilità sociale. L’artista ha infatti più volte usato questo materiale per le sue opere, con l’intento di rilanciarlo e renderlo lussuoso.
L’opera è in se per se un’unione di contrasti: l’acciaio la rende lucente e sontuosa ma allo stesso tempo le dona un’idea di durevolezza ed efficienza; il coniglio risulta duro e morbido; leggero e pesante; carino e distaccato, tutto e niente allo stesso tempo proprio per rivelare il suo significato più intrinseco: la contraddizione.
È insomma un concentrato di incoerenze e riferimenti: basti pensare alla Disney, Playboy, il coniglio bianco di Lewis Carrol, o perfino ai Silver Clouds di Warhol.
Il coniglio a prima vista sembra essere incredibilmente un palloncino gonfiabile, si possono infatti notare le pieghe e le increspature tipiche della plastica e ci si aspetterebbe, a toccarlo, di sentirlo morbido e quasi inconsistente. Koons è riuscito a prendere il metallo, pesante per antonomasia, e rendergli la leggerezza dell’aria facendone così un’opera d’arte intramontabile.